Nella sera del primo agosto, l’Auditorium Diocesano Vallisa di Bari si è trasformato in uno scrigno sonoro, silenzioso e vibrante, per accogliere il concerto per pianoforte di Davide Dileo, in arte Boosta: co-fondatore e tastierista dei Subsonica, ma anche artista poliedrico, dalla visione ampia, curiosa e profondamente trasversale.
Reduce dal progetto espositivo “Sonogramma”, presentato lo scorso ottobre, Boosta ha proseguito il suo percorso artistico con Soloist, lavoro discografico che segna un ritorno al pianoforte come fulcro espressivo. “Sonogramma” non è stato solo un episodio collaterale della sua carriera, ma una tappa concettuale significativa: uno spazio immersivo fatto di installazioni contemporanee e riflessioni esistenziali in cui ogni dettaglio era parte di una mappa filosofica che invitava il visitatore a rallentare, osservare e ascoltare davvero.
Da quella esperienza nasce una continuità evidente con “Soloist”, che non abbandona quella dimensione introspettiva ma la concentra sul suono puro, spogliato dalla parola e affidato alle mani. Il pianoforte diventa, così, strumento di esplorazione interiore e un mezzo per raccontare e immaginare.
Sul palco dell’A-Riva Festival, Boosta ha accompagnato il pubblico in questo viaggio, alternando lunghi flussi sonori a silenzi densi di senso, in un’atmosfera raccolta e intensa. Una narrazione sonora in cui ogni brano sembrava emergere da un pensiero, da una memoria, da un respiro.
Tra i momenti più significativi, l’esecuzione di “BTW”, brano presentato alle selezioni per l’Eurovision di San Marino, che ha mostrato l’anima più melodica e aperta del progetto. Particolarmente toccante anche l’omaggio a Chris Cornell con una rilettura di “Black Hole Sun” densa di malinconia e rispetto, capace di tradurre l’energia grunge in una nuova forma emotiva, più fragile ma ugualmente potente.
Il pubblico, composto da ascoltatori attenti e visibilmente coinvolti, ha risposto con lunghi applausi e partecipazione sincera. Un ascolto attivo che ha confermato la connessione profonda tra artista e platea anche in una dimensione minimalista.
Nel cuore dell’estate barese, tra pietra viva e luce soffusa, Davide Dileo ha dimostrato che il pianoforte non è mai solo uno strumento, ma un confine sottile tra l’umano e l’astratto. Con “Soloist”, propone un’esperienza sonora che mescola composizione e manipolazione elettronica in una tessitura emotiva raffinata, stratificata, talvolta onirica. Un progetto che conferma quanto la musica, se libera da ogni aspettativa commerciale, possa ancora essere un atto di ricerca, un gesto poetico, una mappa di se stessi, che si colloca fuori dalle logiche della fruizione rapida e dell’estetica algoritmica odierna.
È un disco che richiede tempo, silenzio e attenzione: qualità sempre più rare, ma necessarie per accedere ad un ascolto autentico. La performance barese ne è stata la dimostrazione: un concerto che ha restituito alla musica la sua dimensione più nobile, quella del racconto emotivo, intimo e universale, un invito a fermarsi, ad ascoltare davvero, lasciandosi attraversare
Articolo del
02/08/2025 -
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