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Bob Mould
Live @ MONK, Roma, 11 novembre 2025
di
Andrea Salacone
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Esiste un centro antiviolenza per le canzoni?
Perché stasera sarebbe stato opportuno rivolgersi a una struttura del genere per tutelare un repertorio di livello spesso superlativo, sottoposto a uno strazio devastante dal suo autore.
Stessa situazione del concerto romano in solitaria di una ventina di anni fa, e stesse impressioni suscitate (la recensione dovrebbe trovarsi ancora nel database di questa rivista): con rare eccezioni, abbiamo ascoltato una massa di suoni distorti da cui emergevano brandelli di melodia di pezzi composti durante l’arco della carriera di Bob Mould . Quasi tutta la scaletta è stata eseguita a rotta di collo, senza sfumature. Trasporto encomiabile ed energia dirompente (per chi scrive Mould è una sorta di icona) ma l’effetto è deludente, anche se gran parte dei non numerosi presenti manifesta piena approvazione.
Un magma sonoro, ma è irrilevante se a essere sottoposti a un simile trattamento sono pezzi come “I Don't Know You Anymore”, “Here We Go Crazy” o “Password to My Soul”.
Lo scempio viene subito da brani quali “I Apologize”, “Something I Learned Today”, “Never Talking to You Again”, che eseguiti in maniera incalzante, con la chitarra elettrica iperdistorta, diventano privi di attrattiva; anche “Celebrated Summer” in questa veste si trasforma da perla sfavillante in metallo opaco.
Discutibili, tra l’altro, alcune scelte (dal bellissimo album “Black Sheets of Rain” si doveva proprio pescare “Stand Guard”?). Un po’ meglio “Sinners And Their Repentances” e, nell’ultima parte del concerto, “Too Far Down” e “Makes No Sense At All”, quando l’impeto viene finalmente tenuto a freno. Un momento di commozione durante “Hardly Getting Over It”, ballata struggente quasi impossibile da rovinare.
Ci si pongono domande: perché Mould non alterna un set elettrico e uno acustico, se proprio deve suonare facendo economia? Perché sfrondare i pezzi di qualsiasi sfumatura?
Evidentemente usciamo dal coro, ma quello di stasera ci è sembrato un atto di auto-sabotaggio da dimenticare in fretta
Setlist 1. The War 2. Flip Your Wig (Hüsker Dü song) 3. I Apologize (Hüsker Dü song) 4. Hoover Dam (Sugar song) 5. Stand Guard 6. Siberian Butterfly 7. Sinners and Their Repentances 8. The Descent 9. Forecast of Rain 10. Next Generation 11. I Don't Know You Anymore 12. You Say You 13. Here We Go Crazy 14. The Ocean 15. Daddy's Favorite 16. Black Confetti 17. Hardly Getting Over It (Hüsker Dü song) 18. Too Far Down(Hüsker Dü song) 19. Never Talking to You Again (Hüsker Dü song) 20. Celebrated Summer (Hüsker Dü song) 21. See a Little Light 22. If I Can't Change Your Mind (Sugar song) 23. Something I Learned Today (Hüsker Dü song) 24. Makes No Sense at All (Hüsker Dü song)
Articolo del
12/11/2025 -
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