Per la prima volta a Roma, giusto al termine di una pioggia torrenziale in una domenica estiva, arrivano i Knower, una band ancora poco conosciuta qui da noi, ma che sta riscuotendo un grande successo negli U.S.A. Era un concerto molto atteso dagli appassionati di musica, perché il gruppo messo su da Louis Cole, batterista e produttore (nominato ai Grammy) e da Genevieve Artadi, alla voce, sa essere straordinario dal vivo.
Il duo veniva completato sul palco da “session men” dotati di una tecnica straordinaria, musicisti che rispondono ai nomi di Sam Wilkes, al basso, di Eldar Djangirov, alle tastiere, e di Thom Gill, alla chitarra elettrica. In totale controtendenza nei confronti del minimalismo, che occupa tanto spazio nella musica moderna, i Knower ci hanno presentato una sorta di “funky jazz”, molto potente e ben suonato, che metteva in evidenza il talento e l’eclettismo dei singoli musicisti. Il gruppo ha presentato dal vivo brani tratti da “Knower Forever”, il loro ultimo album, e le esecuzioni di pezzi come “The Abyss”, “It Will Get Real”, “Real Nice Moment” e “Crash The Car” hanno esaltato il pubblico presente, accorso numeroso malgrado il cattivo tempo. Un “mix” altisonante di “nu-jazz”, funk, hip-hop ed elettronica che ha catturato la mente, ma soprattutto la pancia degli spettatori, curiosi di sperimentare di persona in che modo fosse possibile scardinare i confini del jazz moderno.
Uno “show” che è rimasto sempre a metà strada fra soluzioni semplici e intuizioni complesse, che è stato esaltato dal ritmo forsennato della batteria, sempre in controtempo, di Louis Cole e dalla splendida voce di Genevieve Artadi. Il rullare secco della batteria di Cole ha invece accompagnato le linee melodiche (volutamente datate) dettate dalla chitarra e dalle tastiere. Ci sono piaciuti molto poi sia il “beat ossessivo che le melodie ascetiche e gli interscambi frenetici di un brano come “It’s All Nothing Until It’s Everything”, titolo che spiega bene in cosa consiste il jazz del futuro, una proposta sonora che riesce ad essere insieme sia vertiginosa che ammaliante.
La serata si è conclusa con il funk bollente di “Overtime”, che ha costretto il pubblico ad abbandonare i posti a sedere per scatenarsi in danze primitive sotto palco.
Articolo del
14/07/2025 -
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