Stefano Disegni non ha bisogno di presentazioni. E’ una delle figure più eclettiche e incisive del panorama satirico italiano e la sua carriera si estende per decenni e abbraccia diversi ambiti. Dai primi anni Ottanta è un'importante figura nel panorama dello spettacolo e della cultura italiana dalla vignetta al fumetto, dalla scrittura alla televisione, fino alla musica. Disegnatore dal tratto inconfondibile e dall'umorismo caustico, Disegni si è affermato come una delle matite più autorevoli della satira politica e di costume in Italia. Ha collaborato con le maggiori testate nazionali, tra cui "la Repubblica" e il "Corriere della Sera", e riviste storiche come "Linus" e "Cuore". Attualmente, le sue seguitissime strisce domenicali trovano spazio su "il Fatto Quotidiano", giornale per il quale ha anche diretto per tre anni l'inserto satirico "Il Misfatto". Il suo lavoro gli è valso per ben quattro volte il prestigioso Premio Satira Politica di Forte dei Marmi. Oltre alla carta stampata, Stefano Disegni ha lasciato il segno anche come autore televisivo. È stato l'ideatore del popolare personaggio di Scrondo e ha lavorato a diversi programmi. Nel 2007 ha anche vestito i panni dell'attore, interpretando il dott. Asl, una parodia del Dr. House, all'interno del programma "Tintoria" su Rai Tre, di cui era anche autore. Occasionalmente armonicista blues, ha saputo esplorare costantemente nuovi linguaggi, mantenendo sempre la satira come cifra stilistica principale. La sua capacità di leggere e reinterpretare la società, la politica e il costume con lucida e dissacrante ironia lo consacra come un punto di riferimento imprescindibile della comicità e della critica intelligente nel nostro Paese. Artista dai molteplici talenti, è una vera forza della natura. In questa intervista ci fa sorridere e riflettere sempre con ironia ed eleganza.
Altro grande successo per Stefano Disegni con la sua ultima creatura. Il podcast “MIO PADRE AVEVA UNA GAMBA DI LEGNO”. Quando è nata l'idea di questo tuo nuovo lavoro? L'idea in realtà è nata l'anno scorso, mi sono divertito a mettere giù ”MIO PADRE AVEVA UNA GAMBA DI LEGNO”, la mia storia di ragazzino nato in una periferia romana alle prese con una famiglia particolare, mio padre la gamba di legno ce l'aveva davvero, in un percorso di crescita in un’epoca in cui cambiamenti epocali coinvolgevano non solo l'Appio Nuovo ma tutto il mondo. Volevo farne un libro, poi al primo editor che mi voleva cambiare una battuta “troppo romana” ho capito che era meglio fare da solo, in libertà. Il podcast su Spotify era la soluzione, con “MIO PADRE AVEVA UNA GAMBA DI LEGNO” ci ho anche imparato a fare il montatore!
Ti manca la tv? Ne hai fatta tantissima e se sì cosa ti piacerebbe proporre in qualità d'autore o anche come attore? La TV non mi manca. Primo perché la faccio tuttora, da 4 anni do il mio contributo in chiacchiere e vignette a O ANCHE NO, Rai3, lunedì, in seconda serata, ottimo programma dedicato (non in modo pietistico ma sereno, a volte comico, sono là per questo) all'inclusione delle persone con disabilità e ho appena terminato un programma comico, Audiscion, Rai 2. Secondo perché anche se non ne facessi, non mi considero un televisivo, ma uno che produce idee, buone se ci riesco, e cerca di realizzarle con tutti i mezzi a disposizione, carta e matita, TV e...podcast! Tu e Massimo Caviglia siete stati tra i più importanti artisti di satira in Italia. Ti manca qualcosa di quel periodo? Del periodo DISEGNI&CAVIGLIA mi manca...il periodo. Erano tempi fertili, la politica, fatta di gente di ben altro spessore di quella di oggi, forniva spunti e personaggi molto più interessanti delle macchiette da avanspettacolo che ci ritroviamo oggi. Penso ad Andreotti e Lollobrigida e rabbrividisco. E poi mi mancano i giornali di satira. Oggi la carta stampata, specie quella satirica, è in affanno. Ho nostalgia di quelle belle redazioni di matti che inventavano, sghignazzavano, litigavano e partorivano roba bellissima. Ora siamo disseminati su quotidiani o in Tv, va benissimo, ma la gang era un'altra cosa. Ottimo musicista e armonicista blues. Quanto conta ancora per te la musica in un panorama che è abbastanza privo di artisti illuminati? Da ragazzo ho pensato alla musica come qualcosa da fare seriamente nella vita. E in un certo senso c'ero riuscito, il CD che feci con gli Ultracorpi, la mia ottima band vendette 6000 copie, la Polygram voleva continuare, mandarci in tour. Ma nel frattempo m'ero affermato come disegnatore satirico e televisivo, ci sfamavo i figli. Dovetti scegliere. E scrivere e disegnare mi piaceva. Scelsi. La musica ho continuato a farla, da...dilettante professionista, levandomi comunque parecchie soddisfazioni, sono bravino.
Chi sono stati i tuoi punti di riferimento musicali? Punti di riferimento musicali...difficile, ho avuto la fortuna di nascere e crescere in un periodo in cui usciva una meraviglia al giorno...Su tutti e di tanto, metto i Beatles, patrimonio dell'umanità. E poi Hendrix, e i Rolling, e Bowie e i Talking heads e i miei cari bluesmen, e i Coldplay, sì, li trovo grandissimi e non esito a metterli nella mia bacheca insieme agli altri. A quando il tuo prossimo disco? Sto preparando un EP insieme a un grandissimo musicista, Egidio Marchitelli. Insieme ci chiamiamo gli GNU 2 e facciamo GNU Music for Gnu people! Purtroppo, gli impegni di ciascuno ci impediscono di procedere più velocemente, ora siamo al mixaggio, ma non so dirti quando GNU MUSIC, questo il titolo, sarà pronto, forse per Natale.
E il tuo prossimo libro? Sarà sicuramente un altro successo di critica e pubblico, oppure altri progetti in generale? Il prossimo libro è ancora di là da venire. Dopo “L'IMPORTANZA DI CHIAMARSI GIORGIA” satira sulla nostra inarrivabile Presidente del Consiglio e “AL POSTO LORO”, otto episodi in cui metto un umano nelle condizioni che riserviamo agli animali, sta andando bene, qualcuno pensa a una serie di animazione, ma è molto prematuro, stiamo zitti per scaramanzia, non ho pensato ad altre pubblicazioni, e il podcast mi prende molto tempo.
Cosa ti fa più paura in questo periodo storico molto buio? Mi fa paura la regressione in cui sembra tornato il mondo. Diritto internazionale calpestato, fascismi più o meno mascherati che governano più di un paese, l'arroganza con cui si massacrano popolazioni intere per interesse politico (sì, parlo di Palestina), l'ignoranza spacciata per verità e l'approfondimento denigrato come intellettualismo radical chic. Ho sempre pensato all'umanità come a un organismo in evoluzione, prima bambina con poca conoscenza, man mano, crescendo, sempre più consapevole, razionale e positiva, proiettata verso il Bene. Ora non ne sono più tanto sicuro.
Articolo del
01/08/2025 -
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