A quattro anni dal debutto Butterfly Killer, Fake Dudes raduna i membri dei Magnet Animals, band americana formata da Todd Clouser alla voce, il batterista Jorge Servin, il chitarrista Eyal Maoz e il bassista Shanir Blumenkranz.
Uscito il 26 marzo via RareNoise Records, il titolo del disco gioca sull’assonanza con fake news mirando a individuare imbroglioni, furbetti, demagoghi e complottisti che affollano, spesso proiettandosi al di fuori di essa con risultati dannosi se non tragici o letali, la rete. Oltre alla connotazione politica, lo sguardo caustico si focalizza verso la propensione dell'umanità verso fantasie rassicuranti e auto indulgenti. Questo nuovo lavoro fruga nella psiche umana smantellando queste radicatissime, e pericolose sovrastrutture, attraverso composizioni istintive la cui chiave di lettura e anche punto di forza è la combinazione, spesso collidente, di personalità musicali opposte. Se le melodie sono di Clouser, il resto rimane saldamente nelle mani della band libera di sfogare i suoi istinti.
Apre Believe che sin dalle prime note ricorda le atmosfere dei Karate, quelli di Unsolved, con linee di chitarra suadenti sostenute da un ritmo ostinato, ma non invadente, su cui si spalma la voce effettata di Clouser, una sorta di spoken word sfrangiato da quell’acidità vocale che ricorda Les Claypool che denuda il desiderio istintivo degli esseri umani di illudersi, di credere a fantasie più comode o meno ostili se preferite, opposte all'evidenza delle prove. Burn the Whole Thing Down è nervosa, ansiogena per certi aspetti, parte quasi in sordina per esplodere in meno di due minuti anticipando l’arrivo della title track.
Fake Dudes è sospinta dal giro di basso killer, un funky intriso di chitarre blues stridenti e dissonanti quanto basta per farsi amare immediatamente. Forecast in Rome continua sulla falsariga jazz-funk, sfoggiando sul finale un assolo psych, mentre Freaks è l’unico strumentale presente, lento e cinematico. Hell Is an Empty Place è un affresco potente, incisivo e duro. Ostica la fruizione di questi otto minuti che frullano, rispuntandole nelle orecchie dell’ascoltatore, jazz, fusion e rock attraverso il ritmo incalzante del basso che, ci prenderete per pazzi, ricorda Riders On the Storm. Man and Machine fonde, idealmente, il blues dei Cream alla psichedelia di Hendrix e viceversa passando per il basso aggressivo dal sound asciutto come piacerebbe a Steve Albini.
Sono graffianti e sfuggenti, nel senso più zappiano del termine, nervosi e forti di adrenalinici passaggi improvvisati. Non esistono momenti di magra, o passaggi meno ispirati, Fake Dudes è davvero un gran disco, equilibrato nella sua follia compositiva, apparentemente senza punti deboli ma quel che conta davvero è la sua crescita esponenziale dopo ogni ascolto.
Articolo del
31/03/2021 -
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