Gli auspici non erano dei migliori per il Rock In Roma targato 2019. Non poche sono state le polemiche circa la line up più o meno affine al titolo di questo festival che si suddivide oramai in tre location della capitale e del suo litorale, ovvero Ostia Antica, l'Auditorium Parco Della Musica e l'Ippodromo Delle Capannelle.
Cercando di soprassedere alle sterili conclusioni del dibattito appena citato, la mia paura più grande era sull'impatto emotivo ed acustico che un palco all'aperto come quello delle Capannelle poteva avere sulle due band protagoniste, paura che il loro alternative rock dai toni soventemente malinconici e crepuscolari potesse veder smorzata la sua forza in presenza dei grandi spazi. C'è voluto più tempo del previsto prima di cancellare ogni ombra dalla mente, i cancelli hanno tardato ad aprire, e, nonostante fosse segnalato l'ingresso per le ore 19 e 30 e l'inizio per le 20 e 30, il tutto si è protratto per qualche decina di minuti di troppo. Nonostante l'attesa sotto il sole una lunga fila di persone si è a poco a poco assiepata nel corridoio di transenne che portava all'ingresso A, il più vicino al più piccolo tra i palchi montati nel complesso del festival. E così, mentre il sole stava calando e la luce ancora lambiva le impalcature più alte, le gradinate laterali e l'ampio spazio di fronte allo stage si sono gradualmente riempiti. I Nosound di Giancarlo Erra non potevano sperare in un pubblico migliore.
Di ritorno nella capitale, dopo la tappa da headliner dello scorso ottobre al Wishlist, la loro è stata una scaletta breve ma significativa, con alcuni tra i brani più belli dell'ultimo album "Allow Yourself", così come dal passato più prossimo. Chi li ha scoperti in questa serata d'estate son sicuro che ne serberà un ricordo speciale, chi già li conosceva non ha potuto che rinnovare l'amore verso questa band romana oramai divenuta una tra le gemme più fulgide dell'etichetta inglese Kscope. E dunque ecco giungere il tempo per i Nosound di smontare la loro attrezzatura, tempo alla notte portatrice di sogni di avvolgere l'aria, tempo che gli Anathema dilatino l'oscurità per dispensare emozioni.
Un percorso il loro che dura dal 1990 e che ha visto scrivere alcune delle pagine più belle e struggenti della storia musicale del rock progressive/alternative, pur essendo partiti come gruppo prettamente death/doom metal. Il loro è stato un graduale cammino volto a limare e a bilanciare ogni componente, fino a che l'ultima nota potesse prendere alla gola e l'ultima voce potesse lasciare il volto solcato da lacrime che non si credeva d'avere. Accompagnati in questa serata dalla voce femminile che per lungo tempo è stata il contraltare al duo maschile dei fratelli Cavanagh, Lee Douglas, la band ha veleggiato nell'oceano che ciascuno dei loro album contiene, attraversando ora luce, ora ombra.
Partendo da Thin Air e passando per diversi brani dell'ultimo disco, The Optimist del 2017, fino a concludere con Untouchable 1&2, la setlist ha saputo racchiudere fino all'ultima goccia di quegli infiniti mari a cui poc'anzi accennavo. I video che hanno accompagnato l'esecuzione non stati che l'ultimo tassello di un universo musicale pregno di un'arte sincera, che ha sempre puntato ai panorami che l'anima umana, scevra dall'odio e dall'indifferenza, è in grado di dipingere durante la sua permanenza su questa terra. Dovunque porterà il futuro degli Anathema, il mio cuore sarà lì accanto, in ascolto.
Setlist:
1. Thin Air 2. Can't Let Go 3. Endless Ways 4. The Optimist 5. San Francisco 6. Springfield 7. Lightning Song 8. The Storm Before The Calm 9. Closer 10. A Simple Mistake 11. Distant Satellites 12. A Natural Disaster 13. Untouchable 1 14. Untouchable 2 15. Ariel 16. Fragile Dreams
Articolo del
25/06/2019 -
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