Steve Wynn e compagni hanno concluso il tour di promozione del notevole nuovo album These Times con un concerto spettacolare a Roma, al Monk Club, creando un’atmosfera elettrizzante ed euforica che ha fatto dimenticare immediatamente la deludente serata che avevano propinato ai fan l’anno scorso.
Wynn è un fuoriclasse. Visibilmente emozionato dall’affetto e dall’entusiasmo manifestato dai presenti, con i suoi Dream Syndicate ha offerto una performance eccellente, durante la quale le nuove composizioni sono andate a braccetto con i cavalli di battaglia del gruppo.
L’esecuzione dei brani è vigorosa (“The Way In”), martellante (“Out of My Head”, “Recovery Mode”); ci sono dilatazioni psichedeliche (“How Did I Find Myself Here”), impeto punk (“Definitely Clean”, “The Days of Wine and Roses”), vortici chitarristici (“Put Some Miles On”) e feedback che si innestano in riff di tastiera (“Black Light”).
Non un riempitivo in tutta la scaletta, che ci regala anche un’energica rilettura di “Until Lately” (privata così della sua tranquillità un po’ jazzata) e di “See That My Grave Is Kept Clean”, e che ogni tanto ci fa riprendere fiato con le ballate elettriche (“Filter Me Through You”, “Bullet Holes”, “Glide”, “Still Here Now”). Una meraviglia anche il crescendo di “When The Curtain Falls”, la cui dolcezza si carica progressivamente di slancio e di intensità.
Wynn si è goduto la serata, e ha suonato con trasporto inesauribile. Validissimo l’apporto del chitarrista Jason Victor, tarantolato della sei corde, di Chris Cacavas alle tastiere (altra figura leggendaria dell’underground americano), di Dennis Duck (storico batterista della formazione) e di Mark Walton, bassista “con cappello”.
Se i Dream Syndicate terranno ancora concerti dalle nostre parti, assistervi sarà, a questo punto, quanto meno doveroso…
Articolo del
24/06/2019 -
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